giovedì 31 dicembre 2009

TRATTAMENTI ANTICALCARE

Andiamo a vedere quali sono i metodi più utilizzati per prevenire la formazione del calcare. Possiamo innanzitutto fare una siddivisione fra 2 tipi di trattamento:
il Trattamemto Fisico ed il Trattamento Chimico.
Il Trattamento Fisico consiste nel far passare l'acqua attraverso un potente campo magnetico che evita la precipitazione dei sali di calcio e magnesio disciolti nell'acqua (sottoforma di Ioni) che infatti vengono saturati elettricamente, in questo modo i carbonati di calcio non hanno più un aggregazione molecolare in forma cristallina ma sottoforma di soffice precipitato polveroso tipo talco "Aragonite", che rimane in sospensione, evitando la formazione del calcare, in quanto facilmente eliminabile dalle condutture insieme all'acqua.
Con questo tipo di trattamento non abbiamo nessuna riduzione dei sali di calcio e di magnesio presenti nella nostra acqua e quindi non vi è alcuna alterazione delle qualità della stessa.
I costi di questo trattamento sono abbastanza contenuti rispetto ai trattamenti chimici ed anche la manutenzione ed i consumi energetici sono piuttosto ridotti. Bisogna solo prestare attenzione alle diverse tipologie di ANTICALCARE MAGNETICI presenti in commercio e le garanzie dei produttori/commercianti anche in rif. alla durezza reale della Vs. acqua e soprattutto in presenza di acque molto ricche di ferro che si potrebbe smagnetizzare e depositare così nelle condotte, lasciandoci in eredità un altro problema.

I Trattamenti Chimici invece sono di due tipi, con resine (addolcitori) oppure con Polifosfati.
Gli Addolcitori sostituiscono il calcio con il sodio attraverso uno scambio Ionico del sale in speciali resine e quando sono esaurite vanno rigenerate con il sale. Il sistema seppur efficace è tuttavia abbastanza costoso ed implica la necessità di spazi ed un consumo costante di sale per rigenerare le resine. Le stesse se non opportunamente trattate possono riservare dei fenomeni di crescita batterica, inoltre la salamoia residua ottenuta dalla rigenerazione scaricata nel sistema fognario riduce la biodegradabilità delle acque. Va anche ricordatoche l'acqua addolcita v iene classificata come molto corrosiva ed aggressiva a causa della forte presenza di carbonato di sodio e quindi dannosa sugli impianti termici.
Il trattamento con Polifosfati è in grado di inibire la precipitazione dei sali insolubili di calcio e magnesio che si formano per riscaldamento di un’acqua con durezza temporanea, in sostanza impediscono che i sali si aggreghino in cristalli di calcare e rimangono in sospensione nell'acqua. E' una miscela di fosfati a purezza alimentare pronta all’uso, adatta per acque con durezza fino a 30°f e formulati in ottemperanza al D.P.R. N° 236 del 24/05/88 che stabilisce i requisiti di qualità delle acque destinate al consumo umano ed alla circolare del 30/10/89, N° 26 del Ministero della Sanità, recante istruzioni tecniche concernenti apparecchiature per il trattamento d’acque potabili. Si possono trovare sottoforma di polveri, cristalli, liquidi che vanno tuttavia dosati con opportuni apparecchi proporzionali alla portata dell’acqua La corretta concentrazione dipende dalla durezza e dalla temperatura di riscaldamento dell’acqua. Il DM 443/1990 (Art. 4) precisa che le concentrazioni di polifosfato di purezza ad uso alimentare nell’acqua potabile, sono indicate nel DPR 236/88 e NON devono superare i 5 mg/litro (apparecchi e dosatori proporzionali).


Per completezza e precisione allego il seguente:  
Estratto di Norma UNI-CTI 8065 "Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile"

Fissa i trattamenti e le caratteristiche limite dell’acqua per gli impianti di acqua calda sanitaria, riscaldamento ad acqua calda, acqua surriscaldata e vapore a bassa pressione allo scopo di ottimizzare rendimento, sicurezza e minimizzare i consumi energetici, integrando le leggi e norme vigenti.
A) Riscaldamento oltre 350 kW (300.000 kcal/h) con durezza totale fino a 15 °f : obbligatorio filtro + protettivo filmante; oltre a 15 °f obbligatorio filtro + addolcitore + protettivo filmante.
B) Riscaldamento fino a 350 kW (300.000 kcal/h) con durezza totale fino a 35 °f: obbligatorio filtro + protettivo filmante; oltre a 35 °f obbligatorio filtro + addolcitore + protettivo filmante. L’installatore è responsabile 10 anni per gli impianti realizzati, secondo la legge DPR 224/88 “Responsabilità del produttore”.
C) Acqua calda sanitaria con durezza temporanea fino a 25 °f : obbligatorio dosaggio polifosfati (facoltativo addolcitore); oltre a 25 °f obbligatorio addolcitore (dosaggio condizionante se necessario). Il progettista è responsabile della mancata applicazione di leggi e norme in vigore.

domenica 29 novembre 2009

CALCARE E DUREZZA DELL'ACQUA

Quando si parla di calcare, si pensa comunemente ad un' incrostazione bianca originata dall'acqua, e spesso parlando di calcare si deve l'origine alla DUREZZA dell'acqua.... 
L'acqua come noto contiene numerosi sali minerali tra cui bicarbonati di calcio e di magnesio, questi sali, disciolti nell'acqua ne determinano la durezza, questa viene misurata in ppm (parti per milione) cioè quante parti per milione di sali di carbonato di calcio sono disciolti nell'acqua.
Come unità di misura viene usato il °F (grado francese) dove 1 °F corrisponde a 10 ppm di carbonato di calcio... oppure 1 ppm = 1 gr/mc (grammo per metro cubo) di acqua. 
Quindi se sentiamo dire "l'acqua di casa mia ha una durezza di 25-30 °F" significa che in quell'acqua sono presenti ben 250-300g di calcare per metro cubo d'acqua. Questo però è solo un problema a livello potenziale infatti il vero problema non è tanto la DUREZZA  (che si può controllare), ma la conseguente formazione di CALCARE. 
Qualcuno si starà chiedendo quindi, MA COME SI FORMA IL CALCARE??
I bicarbonati di Calcio e di Magnesio con il calore si trasformano in carbonati e precipitano formando l'incrostazione, il calcare appunto. Questo succede già attorno ai 35-40°C ma in presenza di acque molto dure il calcare si forma anche a temperatura ambiente. 

EFFETTI DEL CALCARE SULLE NOSTRE ABITAZIONI: 
il calcare è un ottimo isolante termico e questo vuol dire che dove ci sono incrostazioni sarà necessaria sempre più energia elettrica o termica per riscaldare l'acqua alla temperatura desiderata. Ma torniamo alla nostra acqua con 25-30°F (media durezza), dicevamo che su 1000 litri di acqua sono presenti 250g di calcare, se ipotizziamo che una famiglia di 4 persone utilizza circa 25 mcubi di acqua al mese ne deriva che: moltiplicando 250g/mcubo per 25 mcubi di consumo al mese = si ottengono 6250g/mese di calcare, che moltiplicati per 12 mesi l'anno danno un potenziale di 75 kg di calcare che circola nel nostro impianto. Ovviamente non tutti i 75 kg di calcare precipitano, ma possiamo immaginare che solo il 10% si trasformi in calcare e quindi 7,5 kg/anno si depositano sui corpi scaldanti (scambiatori delle caldaie), serpentine di lavatrici e lavastoviglie, ferri da stiro, macchine per caffè, nonchè sulle cromature dei rubinetti, sulle superifici dei box doccia e delle vasche (ceramiche, vetri e piastrelle), ma anche infeltrendo gli indumenti con conseguente minore durata. 

ZONE DI CALCARE IN ITALIA E CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE IN BASE ALLA DUREZZA: